¡Flamenco!

Introduzione passionale per un’arte appassionata

…Per chi ancora avesse dubbi si scrive e si pronuncia con la C e non con la G. Insieme a maccheroni, mafia, rosa, olé una delle parole più inflazionate, travisate e meno conosciute di sempre. Vittima, come tutte le culture portate nelle nostre sale da ballo, di storpiamenti, inettitudini e della nostra saccente e sempre più superficiale ignoranza, dato il poco tempo che ormai decidiamo di dedicare alla cultura, che eleva da sempre le nostre menti aprendo il nostro animo ad approcci intelligenti e pieni di sana curiosità.

Se non avete del tempo da dedicare alla scoperta, a voi stessi, alla musica e a ciò che contiene il vostro corpo, il flamenco in assoluto non fa per voi. Di tempo ne servirà molto e ben giostrato per appassionarvi e godervi la scoperta di un’arte che contiene popoli e emozioni diverse.

Un percorso meraviglioso pieno di storia e arte, di umanità e solidarietà, di scontri e di popoli e usanze diverse. Un percorso che coinvolge l’India del Nord e Pakistan, attraverso un nomadismo di cui eravamo un tempo capaci e che oggi è per tutti noi impensabile. Un popolo accolto in ogni dove per le sue qualità musicali e ritmiche, quello gitano, già dalle corti della Persia e dell’Iran. Il flamenco, una cultura che unisce nelle sue sonorità due popoli in guerra, arabi ed ebrei, che risale i Balcani inglobando stili di canto e strumenti musicali diversi, che attraversa l’Europa dell’est, tocca l’Italia e le coste della Francia lungo un Mediterraneo profumato e presente, storico e marino e di un sapore ancestrale.

Nasce in una terra bellissima, l’Andalusia, una terra con religioni diverse, sapori diversi, influenze diverse. Una terra che ha discriminato e in seguito accolto, dando vita col dolore, le feste, la solidarietà, la fratellanza a quella che oggi chiamiamo cultura flamenca.

Una grande immensa sacca contenente il vissuto personale di popoli e del loro incontro. Il flamenco, uno stendardo contro la guerra, contro il razzismo, contro la discriminazione. Fulcro della condivisione fra l’individuo e il popolo a cui appartiene, in cui la famiglia è centro magico e forte, punto di riferimento, protezione e trampolino di lancio. Contiene il nostro amore, romantico e viscerale, puro e passionale, sincero e dolorante e ugualmente il disamore e la voglia di dimenticare, e non da meno, la noia.

Il flamenco che racconta delle smancerie e della malizia della donna che vuole piacere e piacersi fino ad arrivare alla sua condizione sociale; l’ eleganza e la virilità dell’uomo, il suo orgoglio e la sua fragilità, e perché non ricordarci della sua galanteria e straziante dolcezza nel descrivere la donna che ama.

Il dolore della perdita di chi amiamo, la gelosia, la maledizione, il tradimento, l’ironia, l’amore per la terra, il lavoro dell’artigiano, la lavorazione del ferro, del vimini, nelle miniere e il lavoro nei campi, quei campi con grano, olivi e uva, e nelle raccolte dei loro frutti, e ancora fra pescatori e pescherecci con il sole e con il mare negli occhi. Non vi ricorda qualcosa? Non vi è familiare?

Il flamenco, che ha saputo cogliere da tutti e non assomigliare a nessuno. Un’arte assolutamente unica.

Con decine di sfaccettature e decine di sonorità diverse, inglobando una ritmica e un vissuto che sa di Spagna da nord a sud, Europa, Asia e Africa e che racconta dell’America Latina nei suoi cantes de ida y vuelta e non manca di intridersi di sonorità tropicali arrivando fino alla Milonga. Insomma un’arte che stringe un nastro fra popoli diversi, lontani e vicini.

Un’arte, un canto, una danza che da soli si presentano al cospetto di chi sa guardare, di chi si lascia ancora emozionare, di chi sa ancora guardare a cuore aperto chi di fronte ai propri occhi, nudo, offre il suo vissuto allo spettatore.

Un’arte che parte dal folclore e quindi da una collettività e forgiata per mano di individui attraverso l’esperienza e il vissuto personale.

Decidere di studiare flamenco prevede un percorso in più direzioni, che mette a dura prova la determinazione della persona, la capacità di apprendere ed il sapersi mettere costantemente in discussione; insomma un grande regalo che facciamo a noi stessi. Buono studio.

Perché “Flamenco”?

Sull’etimologia del termine, enigmatico quanto la disciplina che designa, sono state proposte diverse soluzioni, alcune più credibili, altre meno.

1.  Antonio Machado y Álvarez, detto Demófilo, nel 1881, sostiene che il termine flamenco riferito al cante dipenda dall’arrivo in Spagna di numerose bande di gitani contemporaneamente alla venuta di molti abitanti del País de Flandes (i Fiamminghi, in spagnolo Flamencos) durante il regno dell’imperatore Carlos V, avvenimento che porterebbe alla confusione dei termini gitano e flamenco. È una teoria che lo scrittore probabilmente acquisisce attraverso la lettura dell’edizione inglese del libro The Zincali (1841), del gitanologo George Borrow, il primo a convivere con gli zingari spagnoli e a scrivere la loro storia e i loro costumi.

2. Rodríguez Marín, negli stessi anni, propone una teoria che segnala la somiglianza tra il gitano, vestito con pantaloni stretti e giacca corta, e il fenicottero, uccello dai colori rosa e rosso che in spagnolo si denomina “flamenco”.

3. Un’altra ipotesi, forse altrettanto ingenua come la precedente, è quella di Julián Pemartín, che mette in relazione il termine flamenco con flama, fiamma, come metafora dell’ardore e della passionalità, icone caratteristiche della danza flamenca.

4. García Matos, appoggiato da altri studiosi del tema, crede che il sostantivo in questione provenga dal gergo di fine XVIII inizio XIX secolo, quando flamenco era sinonimo di spavaldo e prepotente, atteggiamento che secondo lo studioso sarebbe comune a quello del musicista, cantante o ballerino flamenco.

5. Carlos Almendros avalla la tesi di flamenco come sinonimo di cantor de Flandes, riferendosi ai cantanti fiamminghi della corte di Carlo V, chiamati appunto flamencos, intendendo con il termine sia la loro provenienza dai Paesi Bassi che la loro qualifica di cantanti specializzati. Sarebbe divenuta così di dominio pubblico l’identificazione di flamenco con cantante.

6. Un’altra interpretazione, avanzata da Blas Infante, considera la parola come discendente dalle voci arabe felah-mengu, che significano contadino che fugge; o da fel-la-mangu, lavoratore cantante; o da flahen-cou, canti mori delle Alpujarras.

7. L’ultima ipotesi, sostenuta da Félix Grande e da Gerard Steingress tra gli altri, sembrerebbe la più probabile: l’apparizione del termine flamenco per designare il cantaor sarebbe da ricondurre ad una confusione tra le etnie nella società spagnola del XIX secolo. In questo periodo si sarebbero venuti a confondere, e a chiamare con lo stesso nome, sia i gitani (in quel momento ritenuti i depositari del cante e chiamati flamencos in diverse regioni dell’Andalusia, della Mancha e dell’Estremadura) che quel settore emarginato e più povero della popolazione andalusa, che, come i primi, viveva in condizioni miserrime, e che si serviva della disobbedienza e della delinquenza come mezzi per sopravvivere. Si tenga presente che il termine flamenco si utilizzava all’inizio del XIX secolo sia per denominare la navaja, il coltello, che costituiva il compagno quotidiano di questi uomini ai margini della società, sia per descrivere i gitani e gli andalusi: flamenco era infatti uno degli attributi più comuni, con il significato di emarginato, perseguitato, fuorilegge.
Secondo questa teoria il termine flamenco nascerebbe nell’ambiente romantico, riferendosi al personaggio popolare del majo, al gitano e alle persone appartenenti al settore più povero della nuova società urbana; passerebbe poi a descrivere un ambiente artistico, ed infine alcune delle sue manifestazioni, come il cante.

Infine una curiosità: il Diccionario de Autoridades, pubblicato negli anni 1726 – 1739, riporta la definizione del flamenco come “baile de quien ha estado en America”.

Fonti:

  • – a cura di Katia Di leo – Las Tres Gracias©, ad eccezione di …
  • “Perchè flamenco?” di Carla Paolillo©

8 responses to “¡Flamenco!

  • riccardo

    mi chiamo riccardo e sto cercando il testo della canzone “La Romeria Lorena” nella versione cantata da Manolo Paradas.
    Mi sapete dire dove la posso trovare? perchè mi piace molto!!

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    • Las Tres Gracias

      Ciao Riccardo, mi dispiace, ma non conosciamo quello che stai cercando. Sono certa che se frughi bene in internet qualcosa verrà fuori. Buona ricerca.

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  • Zoe

    Me encanta todo..gracias. Pero la seguiriyas? Que no hay!

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  • Yves roland

    Hay una version en frances de vuestro merveilloso sitio ? Para los aficionados de francia ?

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    • Las Tres Gracias

      Lo siento mucho pero nosotras somos italianas! No es posible de traducir todo este en otro idioma, cada pagina tiene revision costante, cada dia.

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  • Alessandra Gallo

    Buonasera Tre Grazie,
    Mi chiamo Alessandra, sono italiana e vivo a Madrid da ormai 15 anni. Non so come mai sia successo cosí tardi, ma circa due anni fa sono stata letteralmente folgorata dal flamenco e ormai non faccio altro che studiare, ascoltare, leggere e cercare di assistere a tutto gli spettacoli e recitales de cante possibili. Mi ritrovo molto nella vostra introduzione al blog. Il flamenco, se sentito nel profondo, ti porta ad addentrarti in ambiti diversissimi e a studiare indagare ed esplorare senza sosta, facendoti scoprire un mondo talmente affascinante e profondo culturalmente, che sinceramente, essendo io italiana, non capisco come almeno in Spagna non lo facciano studiare a scuola come una parte ricchissima della cultura spagnola..
    Leggo con infinito piacere io vostro blog e mi sembra meraviglioso trovare delle informazioni cosí interessanti e ben documentate anche in italiano! Per cui grazie grazie e continuate per favore. E se avete bisogno di una mano dalla Spagna contate pure su di una flamenca italiana en Madrid ; )

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    • Las Tres Gracias

      Alessandra grazie di averci scritto.Buona fortuna nel flamenco. Mi auguro tu sia in trasferta a Jerez per il Festival :)))) Divertiti, noi scriviamo anche se a rilento data la mola e la difficoltà degli argomenti trattati. Ma siamo qui. Grazie di essere di sostegno. Katia

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